La Grotta dei Piccoli – Laboratori di Cinema nelle Scuole

“La Grotta dei Piccoli – Laboratori di Cinema nelle Scuole” è un progetto educativo organizzato dall’Associazione La Guarimba che si è svolto tra gennaio e febbraio 2023 nelle scuole calabresi.

L’iniziativa è stata finanziata dal bando “Cinema e Immagini per la Scuola – Progetti di rilevanza territoriale”, promosso dai Ministeri dell’Istruzione e della Cultura per favorire la capacità di lettura critica del linguaggio cinematografico e il potenziamento delle competenze nei linguaggi audiovisivi nelle scuole italiane.

Il nostro obiettivo, dichiarato nel bando, era “l’educazione, la riflessione e la formazione al linguaggio cinematografico tra gli studenti dai 10 ai 15 anni”. Con la guida di un tutor e di un manuale realizzato ad hoc, gli studenti coinvolti hanno realizzato i propri corti di animazione, partendo dalla creazione della storia, fino alla proiezione dell’ultimo giorno.

Quello che è successo durante le cinque settimane di lavoro con gli studenti è andato oltre ogni aspettativa e ha avuto un impatto profondo sulla nostra visione del contesto in cui lavoriamo, permettendoci di entrare in contatto con realtà ricchissime di difficoltà e di potenziale e di riscoprire il senso di ciò che da sempre cerchiamo di fare: riportare il cinema alla gente e la gente al cinema.

I DESTINATARI DEL PROGETTO

La proposta dei laboratori, inoltrata alla commissione del bando a maggio 2022, era stata costruita con l’idea di viaggiare in tutte le cinque province della Calabria, creando una rete di istituti scolastici nel territorio. Abbiamo provato a coinvolgere soprattutto scuole di aree periferiche, dove le proposte culturali per i giovani sono assenti o molto scarse.

Durante la fase di ricerca delle scuole, ci siamo scontrati con il primo grande ostacolo di tutto il percorso: la diffidenza del personale scolastico e la difficoltà nel creare un primo contatto con chi si occupa dei progetti extra-curriculari, a causa di problemi organizzativi interni. Durante due mesi interi, abbiamo telefonato, mandato e-mail, PEC e messaggi a 92 istituti, mandando le proposte progettuali e tutte le informazioni richieste, spiegando bene che la scuola non avrebbe dovuto sostenere nessun costo. Alla scadenza del bando, siamo riusciti a stipulare gli accordi con solo 7 di questi, riuscendo comunque a coinvolgere comuni di tutte le cinque province della nostra regione.

Abbiamo chiesto ad ogni scuola di selezionare un gruppo di massimo 30 studenti per partecipare ai cinque giorni di laboratori.

L’età più rappresentata è stata dagli 11 ai 13 anni, ma abbiamo anche coinvolto un liceo per capire se il progetto potesse essere adattato a studenti più grandi.

Abbiamo collaborato con scuole molto diverse tra loro in termini di dimensioni e di contesto (dalla città più grande della Calabria, Reggio, a piccolissimi centri, sia interni che costieri), rendendo l’analisi svolta più interessante.

Gli istituti coinvolti sono stati: Istituto Comprensivo Mendicino (Mendicino, CS), Istituto Comprensivo Campora-Aiello (Campora S. Giovanni, Aiello Calabro, Cleto, Fiumefreddo, CS), Istituto Comprensivo Badolato (nelle sedi di Badolato e S. Caterina sullo Ionio, CZ), Convitto Nazionale di Stato “T. Campanella” (Reggio di Calabria, RC), Istituto Comprensivo Karol Wojtyla (Isola di Capo Rizzuto, KR), Liceo Scientifico G. Berto (Vibo Valentia, VV).

LA METODOLOGIA

Abbiamo affidato la creazione del percorso didattico ad una squadra di professionisti che collaborano con la nostra associazione da diversi anni e curano, all’interno de La Guarimba International Film Festival, le attività per bambini e ragazzi.

Valeria Weerasinghe, illustratrice e animatrice italo-srilankese, ha condotto i laboratori, curando i contenuti didattici e la formazione dei partecipanti.

Gabriele Tangerini, educatore con base a Roma, ha assunto il ruolo di responsabile scientifico del progetto, curandone gli aspetti educativi ed il monitoraggio.

A livello didattico, abbiamo applicato un metodo ispirato ai princìpi dell’Educazione Montessoriana, all’Apprendimento Cooperativo e al Learning By Doing. Attraverso i laboratori, abbiamo utilizzato i linguaggi del cinema di animazione e dell’illustrazione in una duplice dimensione: come strumento di educazione e di riflessione e come possibilità di formazione e di produzione di contenuti.

Abbiamo scelto di condurre le lezioni tramite un approccio non formale, abbattendo le distanze tra docenti e studenti, facendoli lavorare insieme e non singolarmente, valorizzando l’interazione, la solidarietà e la divisione equa dei compiti alla base del loro percorso di crescita come studenti, artisti e membri di una comunità. Abbiamo scelto di formare noi i gruppi di 4-5 studenti che avrebbero lavorato insieme, in modo casuale, in modo da abituarli a lavorare anche con persone che non conoscono e superare i conflitti.

Il responsabile scientifico del progetto Gabriele Tangerini ha strutturato un sistema di monitoraggio che ha incluso un’osservazione del contesto di riferimento e un’analisi sull’impatto del progetto nei partecipanti direttamente coinvolti e nell’intera comunità scolastica. Il monitoraggio è stato svolto attraverso griglie di osservazione, questionari, interviste qualitative e focus group.

Le griglie di osservazione interne hanno monitorato il livello familiarità dei partecipanti con i temi trattati, il loro livello di coinvolgimento durante le varie attività, lo sviluppo di competenze e il tipo di interazione nei lavori di squadra.

Le interviste sono state condotte all’inizio dei laboratori al responsabile dei progetti della scuola, e ha avuto l’obiettivo di comprendere il contesto di riferimento, la tipologia di studenti coinvolti, il livello di partecipazione dei ragazzi ad attività culturali ed eventuali problemi e ostacoli che avremmo potuto incontrare. La nostra analisi si è concentrata anche sulla presenza di opportunità e spazi dedicati ai giovani per la loro crescita culturale: centri di aggregazione come cinema, parchi, biblioteche, associazioni, spazi culturali e teatri. Oltre a questo, l’offerta di iniziative extra-curriculari da parte delle scuole, al di là della didattica tradizionale, e gli spazi dedicati alla creatività all’interno degli istituti.

Altre interviste sono state condotte con docenti ordinari degli istituti, sempre con la finalità di comprendere il contesto sociale e il sistema educativo in cui vivono i ragazzi calabresi. Questo passaggio ci è servito per capire come meglio inserire il nostro percorso educativo e l’impatto che ha avuto sugli studenti.

Alla fine del progetto, abbiamo distribuito ai ragazzi dei questionari da compilare anonimamente, per poterci indicare, senza essere influenzati, il loro livello di gradimento delle attività e gli aspetti da migliorare. Infine, abbiamo svolto un focus group con i partecipanti, facendo sedere tutti i ragazzi in cerchio per discutere insieme dell’esperienza, di come ci siamo sentiti durante le attività e provare ad affrontare le criticità trovate durante il percorso.

Il monitoraggio del progetto proseguirà con un’intervista al docente responsabile del progetto alla fine dell’anno scolastico, a distanza di 4 mesi dalla conclusione dei laboratori, per comprendere se un impatto a medio termine sia emerso negli studenti coinvolti.

IL CONTESTO DI RIFERIMENTO

Nell’ambito della preparazione del progetto, ci siamo assunti il compito di analizzare e provare a comprendere il contesto sociale e il sistema educativo in cui vivono i ragazzi calabresi.

Quest’analisi è stata svolta partendo dalle interviste realizzate all’inizio di ogni laboratorio al personale scolastico e dall’osservazione delle dinamiche create all’interno dei gruppi di lavoro.

Abbiamo riscontrato un buon livello di partecipazione delle scuole a progetti ministeriali (i cosiddetti “progetti PON”) e alle iniziative organizzate da associazioni, come laboratori informatici, teatro e concorsi di scrittura. I rispondenti hanno dichiarato in media che i loro studenti hanno buone opportunità per sfogare la loro creatività e vivere esperienze di formazione diverse dalle ore di didattica tradizionale. Due istituti, in particolare, si sono mostrati molto sensibili in questo senso, con i docenti che sperimentano attivamente metodi di didattica non formale e utilizzano strumenti digitali per creare nuove opportunità per gli studenti, anche partecipando a bandi e proponendo progetti e attività extra-scolastici.

Tuttavia, la totalità dei docenti intervistati ha dichiarato di ritenere insufficiente la presenza e la qualità degli spazi per la creatività: in alcune scuole sono presenti – seppur non in numero adeguato – in altre totalmente assenti.

Ma i dati più preoccupanti derivano dal contesto extra-scolastico: dalle interviste emerge l’assenza di spazi e iniziative dedicate ai giovani, e la mancanza di opportunità per aprirsi al mondo e fare rete, specialmente nelle aree periferiche e nei centri più piccoli.

Molti insegnanti intervistati hanno menzionato un centro culturale dedicato ai ragazzi come una necessità del territorio che manca, accessibile a tutti. “Il problema di questi ragazzi, è che quando vanno all’esterno, lo stimolo è solo familiare, ed è a pagamento. Il problema è che chi può, fa, e chi non può, non fa. Poi ecco le divisioni. […] Basterebbe una sala, un centro culturale, che non c’è.” (commento di una docente intervistata).

Il dialogo con il personale docente ci ha aiutato anche a comprendere il contesto sociale in cui abbiamo lavorato. Alcuni studenti in più scuole avevano genitori detenuti, altri venivano da famiglie agricole che li coinvolgono a lavorare molto presto, togliendo tempo alla scuola. Nei centri abitati più piccoli i docenti ci hanno anche aiutato a comprendere come l’isolamento geografico e la scarsa offerta di spazi e attività per ragazzi rendessero i nostri laboratori un’attività d’eccezione, spiegando la sovraeccitazione e il caos di alcuni momenti.

Un problema riscontrato in quasi tutte le scuole è stata la difficoltà per i ragazzi di lavorare in squadra e di collaborare. Abbiamo dovuto gestire i conflitti tra i partecipanti e far comprendere loro l’importanza di ascoltarsi reciprocamente e lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni.

Da parte dei docenti, invece, abbiamo notato in alcuni casi una diffidenza iniziale nei nostri confronti. Abbiamo dovuto dimostrare le nostre competenze per vincere la sfiducia che ci ha reso il lavoro più difficile, partendo dalla comunicazione con il personale per questioni semplici come fare delle fotocopie, aprire le aule o avere accesso alla connessione Wi-Fi.

Gli ambienti dove abbiamo svolto i laboratori erano diversi da scuola a scuola: abbiamo lavorato sia in spazi accoglienti, luminosi, con banchi mobili e LIM funzionanti, che in aule più piccole e non ideali per questo tipo di lavoro. Abbiamo comunque adattato le attività agli spazi che avevamo a disposizione.

In un caso particolare, abbiamo incontrato una grave disorganizzazione da parte di una scuola che, nonostante sforzi di contatto e di coordinamento da parte nostra, non ci ha garantito le condizioni minime per lo svolgimento dei laboratori che avevamo accordato, facendoli saltare.

Durante il progetto abbiamo incontrato degli ostacoli logistici che hanno rappresentato un’ulteriore sfida da superare. Ogni mattina siamo partiti da Amantea per raggiungere in auto le scuole in cui lavoravamo, e lo stato delle infrastrutture che collegano i centri abitati della regione ci ha reso molto difficile gli spostamenti. Abbiamo dovuto pianificare i nostri viaggi anche considerando le chiusure di tratti di strade per frane e per i lavori in corso, allungando notevolmente i tempi di spostamento.

LE ATTIVITÀ LABORATORIALI

I laboratori si sono strutturati in cinque giornate, con due ore di attività ogni giorno, e sono stati costruiti in modo da adattare un processo complesso come la creazione di un film di animazione ad un gruppo di adolescenti, semplificando i passaggi senza snaturarne l’essenza. Il nostro obiettivo è stato quello di educare i partecipanti al linguaggio dell’animazione, in particolare della tecnica dello stop-motion, che consiste nello scattare una serie di fotografie che, riprodotte di seguito, creano l’illusione del movimento. Abbiamo affrontato questa tecnica in modo da istruire ed intrattenere al tempo stesso, rendendolo stimolante e interessante.

Ad ogni partecipante è stato consegnato un manuale illustrato, realizzato dalla tutor Valeria Weerasinghe, in cui sono stati spiegati tutti gli argomenti dei laboratori in modo chiaro ed esemplificativo, adatti per la comprensione dei ragazzi. All’interno del manuale sono stati dedicati spazi per scrivere e disegnare le storie, i personaggi e lo storyboard.

Abbiamo dedicato ogni giornata ad un modulo diverso, in cui affrontare ogni volta una fase della creazione di un film: la costruzione della storia, la creazione dei personaggi, l’animazione, il montaggio e il suono, la proiezione finale.

Primo Giorno: la storia

Abbiamo iniziato il primo incontro con le classi con un’introduzione della nostra associazione e dei docenti, presentando le attività. Dopo aver chiesto a tutti partecipanti di presentarsi, abbiamo consegnato loro i manuali del progetto.

La tutor del progetto, Valeria Weerasinghe, ha inaugurato i lavori con una lezione frontale sul linguaggio dell’animazione, anche per comprendere la familiarità dei partecipanti con il genere, mostrando esempi di stili differenti e iniziando a coinvolgere i ragazzi con delle domande.

Abbiamo poi formato casualmente i gruppi di lavoro da 4 o 5 persone, che si sono seduti in cerchio per lavorare insieme all’ideazione dei due elementi fondamentali di una storia: un personaggio e un luogo.

Dopo aver ritirato i bigliettini dove erano stati scritti i personaggi e i luoghi, li abbiamo fatti pescare casualmente da ogni gruppo, così da costringerli a lavorare su personaggi e storie non decisi da loro e che apparentemente non avessero un nesso.

Abbiamo dato istruzioni su come strutturare una storia in tre atti e abbiamo spinto i ragazzi a usare la loro immaginazione per creare la trama del loro film, con una sola condizione: inserire un Easter egg di una scimmia, il simbolo de La Guarimba.

La prima giornata si è conclusa con le indicazioni per la creazione di uno storyboard, dove i gruppi hanno iniziato a sviluppare le loro storie a livello visivo.

Le storie create ci hanno sorpreso per la loro originalità e per alcuni temi ricorrenti. Innanzitutto quello del carcere, reso popolare dalle serie TV che molti ragazzi di quella generazione guardano, ma anche dalle loro storie familiari. I generi fantasy, con maghi ed elfi come protagonisti, la fantascienza e l’azione sono stati anche molto gettonati. Diversi personaggi erano animali antropomorfi, che si muovevano tra navicelle spaziali, foreste incantate e prigioni sottomarine.

Ci siamo ritrovati in mezzo ad un vulcano creativo generato da menti piene di entusiasmo e di fantasia, pronte a dare forma alle idee.

Secondo Giorno: i personaggi e gli sfondi

Il secondo giorno è stato dedicato alla creazione dei personaggi e degli sfondi. Abbiamo affidato ai vari gruppi dei mattoncini di plastilina colorati e vari cartoncini, e li abbiamo guidati alla realizzazione degli elementi che avrebbero poi animato il giorno successivo.

La sfida di questo tipo di lavoro era riuscire a concretizzare le idee dei ragazzi, facendo sì che i personaggi fossero anche utilizzabili nel processo di animazione. Abbiamo mostrato ai partecipanti come creare personaggi stabili, delle dimensioni ideali, pur lasciandoli liberi di sperimentare, di sbagliare e di sfogare la loro creatività.

Alcuni gruppi hanno scelto di focalizzarsi più sui dettagli dei personaggi in plastilina, altri si sono divisi il lavoro e hanno realizzato degli sfondi bellissimi in cartoncino. Abbiamo incentivato la collaborazione, evitando che i più entusiasti monopolizzassero il lavoro, rendendola un’attività di confronto e di ascolto.

Terzo giorno: animazione

Il terzo giorno abbiamo allestito nelle aule di lavoro una postazione di fotografia per ogni gruppo, utilizzando dei tablet, dei treppiedi e dei cartoni grigi come sfondo.

Abbiamo spiegato ai ragazzi la tecnica dell’animazione in stop-motion, attraverso l’app Stop Motion Studio, che presenta diverse funzioni per aiutare il processo.

Abbiamo deciso di usare un dispositivo con cui i ragazzi sono più familiari e un’app gratuita, per spingerli a creare i loro film anche dopo la conclusione dei laboratori.

Dopo aver illustrato il processo, i gruppi si sono suddivisi in ruoli a rotazione, per permettere a tutti di sperimentare vari compiti: un regista (colui che decide i movimenti), un operatore (colui che si occupa di settare il tablet e scattare le foto) due animatori (coloro che spostano i personaggi) e un eventuale supervisore.

Quarto giorno: montaggio e suono

La quarta giornata è stata dedicata al montaggio delle clip animate realizzate il giorno prima e alla registrazione dei suoni.

Dopo aver illustrato ai vari gruppi i principi del montaggio video tramite il programma Adobe Premiere, abbiamo lavorato gruppo per gruppo per registrare in diretta i suoni e le voci dei film. È stato un processo creativo molto stimolante per i ragazzi, che hanno dovuto usare la fantasia per simulare i suoni e i rumori dei loro corti, sfruttando gli oggetti che possedevano. Abbiamo scelto di non usare suoni campionati, ma far registrare tutto a loro.

La fase del doppiaggio ha dato vita a scelte differenti: chi ha narrato il film con voci fuori campo, chi ha dato le voci dei personaggi, chi ha osato soluzioni più sperimentali per simulare i suoni di sottofondo. È stato un modo per spingere i ragazzi a pensare fuori dagli schemi e trovare soluzioni innovative per i loro ostacoli.

Quinto giorno: valutazione e proiezione finale

La giornata finale è servita per dare un senso al percorso costruito nei quattro incontri e mostrare i risultati del lavoro di squadra e dell’impegno personale.

Abbiamo iniziato facendo compilare ai ragazzi i questionari anonimi, per raccogliere dati e informazioni sul loro coinvolgimento e sul loro livello di gradimento delle attività.

Abbiamo dunque proiettato tutti i film realizzati da loro, presentati di volta in volta da ogni gruppo: è stato molto emozionante confrontarci con le loro reazioni e con l’entusiasmo di vedere per la prima volta i risultati del loro duro lavoro.

I partecipanti hanno dunque valutato i film, scegliendo i migliori lavori secondo sei categorie: storia, animazione, miglior performance, miglior suono, montaggio, easter egg. Le premiazioni sono state un modo per spingere i ragazzi a vedere i loro film in modo critico e riconoscere le differenze nei lavori: non abbiamo assegnato premi al gruppo vincitore, ma abbiamo regalato una maglietta e alcuni gadget del progetto a tutti i partecipanti.

Infine, abbiamo svolto il focus group, discutendo insieme di quanto fatto durante i giorni di laboratorio.

I RISULTATI

Abbiamo percorso 3.038 km in 6 settimane, per portare La Grotta dei Piccoli in 7 scuole delle 5 province calabresi. Sono stati coinvolti direttamente 147 studenti in un totale di 60 ore di laboratorio. Sono stati realizzati 28 cortometraggi di animazione (circa 20 minuti in totale).

Questi numeri possono raccontare fino ad un certo punto ciò che questo progetto è riuscito a portare nelle scuole e nelle vite dei ragazzi che hanno partecipato. I questionari e i focus group svolti con i partecipanti alla fine di ogni progetto ci hanno aiutato a dare una dimensione all’impatto del lavoro svolto.

I laboratori sono stati largamente apprezzati dai partecipanti, che hanno anche compreso la loro utilità e il loro potenziale, come dimostrato dai grafici:

Il monitoraggio del coinvolgimento dei partecipanti (definito come il livello di attenzione che gli studenti dedicano al compito assegnato durante il laboratorio, piuttosto che ad altre distrazioni) ha mostrato medie giornaliere superiori al 4 (in una scala da 1 a 5) in tutti gli istituti, con i punteggi più alti registrati il secondo e il terzo giorno, quelli dedicati alla creazione dei personaggi e all’animazione.

Queste due attività sono risultate anche le più gradite, come dimostrato dal grafico di riferimento. Nelle risposte aperte, i rispondenti hanno menzionato più volte il loro gradimento per la possibilità di sfogare la creatività, divertirsi e imparare cose nuove al tempo stesso. In molti (il 53%) hanno dichiarato di aver apprezzato di poter imparare come realizzare un film, cosa per loro inaspettata all’inizio dei laboratori.

Tra le risposte aperte, abbiamo trovato delle dichiarazioni molto belle e interessanti, come:

“Ho imparato a fare un cortometraggio, mi è piaciuto
il pensare a un pezzo di carta scritto a matita evolversi
in un piccolo filmato.”

“Ho imparato a vedere il mondo dei cartoni
con occhi diversi pensando e immedesimandomi
nella costruzione di essi”.

“Ho imparato creare un film come quelli
che guardavo da piccolo, e mi è piaciuto
perché pensavo di non essere bravo a creare queste cose”.

 

Un altro aspetto, forse ancora più importante per noi, è stato il modo in cui i ragazzi hanno imparato a lavorare insieme e comunicare per superare gli ostacoli e raggiungere obiettivi comuni. La nostra analisi ci aveva mostrato questa grande difficoltà in molti istituti, e la scelta di farli lavorare in gruppi composti casualmente ha ripagato: il 30% dei rispondenti ha infatti dichiarato di aver imparato a collaborare e di aver apprezzato questa scoperta. Alcune risposte molto significative alla domanda “cos’hai imparato di nuovo che ti è piaciuto di più?”:

 

“Ho imparato il lavoro di squadra, è facile dirlo
ma farlo è più difficile spesso ci sono litigi
ma abbiamo imparato a superarli”

“Che per fare un buon prodotto
cinematografico bisogna collaborare insieme”

“Collaborare con nuovi compagni di scuola
e con ragazzi più grandi.
Abbiamo imparato anche a rapportarci
e rispettarci, cosa fondamentale al giorno d’oggi.”

“Di fare gioco di squadra e che ci siano
cose molto più difficili da fare con pazienza
e calma e ci arrivi e che i altri hanno molto idee diverse”

“Tutto quello che riguarda questo campo
conoscere nuove persone e imparare nuove cose
perché è stato molto più bello farlo insieme
a nuove persone e scoprire qualcosa in più di loro”

“Ho imparato a lavorare insieme a gli altri,
anche se è stato difficile inizialmente
perché alcune persone non mi stavano molto simpatiche”

All’inizio di questo percorso, eravamo consapevoli del potenziale didattico di questi laboratori. Lavorando in Calabria da dieci anni, sappiamo che per molti ragazzi è difficile accedere a corsi di formazione di questo tipo, e che il linguaggio cinematografico e l’animazione non sono argomenti affrontati nei percorsi didattici tradizionali.

Abbiamo dunque creato un percorso educativo con gli studenti delle scuole medie per dare loro gli strumenti necessari per guardare un film animato con nuovi occhi e una nuova consapevolezza, facendogli comprendere l’importanza del lavoro che c’è dietro e la dignità delle professioni del mondo del cinema.

Eppure, l’aspetto per noi più importante emerso dallo studio che abbiamo svolto durante il progetto è stato il bisogno dei ragazzi di socializzare, di stare insieme e condividere momenti di incontro e lavorare in squadra. La scuola, da sola, non può rispondere a questa esigenza, e i contesti urbani e sociali in cui vivono non hanno spazi e opportunità per fargli fare amicizia, farli divertire in modo sano e permettere loro di incontrarsi e conoscersi.

Questo viaggio ci ha fatto capire quanto sia importante la presenza di una Casa della Cultura moderna e che ascolti le esigenze dei ragazzi, in particolare il loro bisogno di stare insieme e confrontarsi, a partire dai piccoli centri delle aree periferiche. Questa consapevolezza ci spinge a continuare a portare avanti un progetto che funziona, è replicabile ed è utile ai ragazzi, agli insegnati e alla comunità.

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